di Marcello Buttazzo –

Amo Lucio Battisti, tutte le sue canzoni. Venerdì 2 febbraio, su Rai1, è stato trasmesso il programma Techeteche show – Lucio Battisti Numero Uno. Un omaggio sentito al grande cantautore di Poggio Bustone, che ha segnato un’epoca, contribuendo a rivoluzionare l’intendere precipuo del cantar leggero. Abbiamo apprezzato immagini anche inedite tratte dalle teche Rai, che hanno contribuito a far vibrare le emozioni. Flavio Insina, come voce narrante, ha costruito un racconto armonico e pacato. Una galleria di personaggi dello spettacolo e della canzone si sono visti nel programma: dall’Equipe 84 ai Dik Dik, da Lelio Luttazzi a Renzo Arbore, da Gigi Proietti a Lello Bersani, da Mogol a Mike Bongiorno, dai Ribelli a Shel Shapiro, dalla Formula 3 a Bruno Lauzi, da Mina a Raffaella Carrà, da Raimondo Vianello a Walter Chiari. Nella parte finale, si sono succedute voci della musica leggera italiana, che in tempi diversi hanno cantato pezzi di Battisti: dalla Bertè a Baglioni, da Paola Turci a Gianni Morandi, da Alice a Mia Martini. Molto evocati sono stati i primi anni di carriera di Battisti, diciamo fino al 1971. L’ultima apparizione dell’artista in Rai è del 1972: al teatro 10 Lucio si esibì insieme a Mina. Negli anni successivi, compare, nel 1979, alla televisione svizzera. Piano piano Lucio decide di eclissarsi, non rilascia più intervista, convinto che “l’artista deve comunicare solo con la sua arte”. La narrazione di Insina si arresta ad un certo punto. Il conduttore ricorda solo che alla morte del musicista, Mina scrive una lettera e sostiene: “Lucio sei stato il più grande. Ogni volta che qualcuno fischiettava qualche tua canzone per strada, avevo voglia di cantare con te”. Siamo alle solite. In una trasmissione sulla Rai non viene nemmeno citata la produzione postmogoliana di Battisti. Ho visto, in tv, uno show bello, ben costruito, ma purtroppo incompleto. È vero che Lucio scompare per sua volontà ben presto dalle scene, ma se si vuole confezionare una storia esaustiva non ci si può esimere di nominare quantomeno i dischi della serie bianca, cioè gli Lp pubblicati dal 1986 al 1994: 5 Lp di assoluto splendore, con i testi del poeta romano Pasquale Panella. Da “Don Giovanni” a “Hegel”, passando per “L’apparenza”, per “La sposa occidentale”, per “Cosa succederà alla ragazza”, l’artista di Poggio Bustone e il poeta Panella hanno partorito capolavori purissimi. Tanto che, nel 1986, all’uscita di Don Giovanni, Francesco De Gregori parlò davvero d’un capolavoro, “con il quale d’ora in avanti dovremo fare tutti i conti”.

Marcello Buttazzo