di Marcello Buttazzo –

Solo il proponimento di deportare migranti in Albania non è stata una grande trovata dal punto di vista politico, umanitario, antropologico. Ora veniamo a scoprire, dai mezzi di informazione, che nei centri di migranti nel paese delle Aquile non ci sono disperati delle acque e delle terre, ma solo agenti e militari che trascorrono le loro pigre giornate infruttuose fra bagni turchi e gite, tanto “paga il governo italiano, è tutto gratis”. I centri per il rimpatrio, voluti fortemente dalla premier Giorgia Meloni e dal suo esecutivo, sono stati un fallimento totale. Sono stati spesi 800 milioni per costruire mastodontiche strutture di ferro e, al contempo, il nostro governo ha fatto tagli sulla sanità e sulla scuola pubbliche, sulla ricerca scientifica, ha aumentato le pensioni minime da fame di 1,90 euro al mese. I poveri migranti, che non avevano alcuna colpa, sono stati riportati tutti indietro, perché la legge ha così stabilito. Avremmo atteso, a rigore di logica, da parte di Giorgia Meloni, di Salvini, di Tajani, un gesto di umiltà e di resipiscenza: in sostanza, l’ammissione pubblica d’aver sbagliato tutto con la deportazione in Albania di esseri umani. Ma una classe politica che celebra pomposamente al Circo Massimo, nella nuova edizione di Atreju, con enfasi estrema la fallace storia di un’illusione propagandata, cioè l’aumento dell’occupazione e i tanti altri scoppiettanti “successi”, quando invece il Pil cala e la produzione industriale crolla, è capace di autocritica? 

Marcello Buttazzo