di Marcello Buttazzo –
Il centrodestra ha trionfato alle elezioni regionali in Umbria. Si può notare quanto sia ampolloso e retorico il linguaggio della politica. Gli esponenti leghisti, che effettivamente hanno stravinto in Umbria, sanno usare un eloquio esorbitante, altisonante: “È la storia, siamo nella storia”. Sì, certo. Come Giulio Cesare, come Napoleone, come Che Guevara. Ad essere corretti con la semantica e con la parola, il Carroccio, già da tempo, è entrato non solo nella “storia”, ma anche nella cronaca politica e oltre: con i 49 milioni di euro da restituire allo Stato, con i securitari e illiberali “pacchetti sicurezza”, con le reiterate sparate antiimmigrati. E, in passato, con le invettive volgari e terra terra contro gli indesiderati meridionali.
Il leader Salvini, il grandioso “Capitano”, che s’avvale scientificamente e propagandisticamente dei social, ha anche postato una foto della nuova presidente Donatella Tesei, con la scritta emblematica e reboante: “In Umbria stiamo scrivendo una pagina di storia: grazie”. Sono tante le pagine trasformistiche di “storia” redatte da Matteo, in questi anni: dai suoi esordi come comunista padano alla stagione secessionista. Fino ad arrivare all’ultima folgorazione nazionalistica e ai viaggi poco chiari in Russia con Savoini.
Marcello Buttazzo
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