di Marcello Buttazzo –

La politica talvolta arriva in grave ritardo a fotografare e a definire l’esistente. All’ospedale di Melegnano, in provincia di Milano, Sabrina, una ragazza 24enne clochard, lo scorso 2 dicembre, ha partorito un bimbo prematuro. La ragazza vive con il suo compagno di 29 anni in un rifugio improvvisato, fatto di cartoni e di ombrelli rotti, alla stazione del metrò di San Donato. Sabrina viene dalla Sardegna. S’è trasferita prima con il suo inseparabile compagno in Germania. Poi dopo una serie di peripezie, i due sono approdati a Milano. I due giovani preferiscono dormire per strada, perché nei dormitori li separerebbero. Sabrina ha deciso di non riconoscere il bimbo: “Non poteva vivere con me al gelo. Non volevo che la sua infanzia fosse segnata dalla povertà, dai disagi”. Una scelta ragionata, oculata. Una scelta d’immenso amore. Purtroppo, in questa vicenda, alcuni politici italiani s’esprimono fuori tempo massimo. La ministra della Famiglia e per le Pari opportunità, con del delega alla Natalità, Eugenia Roccella ha telefonato al sindaco di Milano Beppe Sala per dire nientemeno che i due giovani clochard “vanno aiutati”. Sull’”Avvenire”, l’intransigente Roccella, anche in un caso delicato come questo, s’abbandona alla solita trita polemica sulla legge sull’interruzione volontaria di gravidanza: “Sono tante le Sabrina che rinunciano alla maternità per ragioni economiche. E non si dica che serve una legge, perché la legge c’è. È la 194, e andrebbe soltanto attuata. Perché tanti che a parole la difendono poi non la mettono in pratica nella sua interezza”. Comprendiamo davvero che la ministra di Fratelli d’Italia abbia un sostanziale problema irrisolto con le questioni eticamente sensibili. Epperò, nella fattispecie, è davvero fuori tema Eugenia Roccella. Ci saremmo aspettati preminentemente parole di comprensione per una madre costretta a rinunciare al suo bambino per motivi d’indigenza. Avremmo aspettato da una politica del rango di Roccella una critica serrata a questa obesa società postcapitalistica, che esalta e foraggia continuamente gli strati vincenti, e marginalizza i più poveri. Da una ministra attenta avremmo atteso una denuncia alle inconcludenze e inadempienze di tanti servizi sociali e di tanti rappresentanti delle istituzioni, che non sanno prendersi cura doverosamente dei più diseredati. 

Marcello Buttazzo