di Antonio Stanca –

Nato a Fife, Inghilterra, nel 1956, di origini scozzesi, ha scritto molti romanzi passando dal genere storico al mitologico, al narrativo, al thriller, all’horror gotico, al criminale, allo speculativo. Note sono le serie di JanFabel e di Lennox, ha ricevuto molti premi, molto conosciuto, molto letto è in America, Germania, Francia. È tradotto in venticinque lingue, si chiama Craig Russell e molto poco si sa di lui, della sua vita privata. Forse neanche questo è il suo vero nome, forse è stato un agente di polizia, forse è particolarmente interessato alla storia della Germania del dopoguerra, forse quando non scrive dipinge, cucina o legge. Vuole rimanere nascosto, non vuole uscire allo scoperto. Succede quando di un autore tanto si parla. Lo scorso aprile è comparso il thriller, Il segreto del male, un bestseller, del quale i diritti cinematografici sono stati acquistati da Sony Pictures/Columbia Pictures. L’opera è stata pubblicata da Piemme che a marzo del Russell aveva pubblicato pure Il castello del male, tradotto da Elena Vinciarelli e Andrea Russo. Un breve racconto che ha voluto anticipare Il segreto del male e preparare alla sua conoscenza, alla sua lettura. È di genere gotico come sarebbe stata la sua continuazione. Di questa ha voluto mostrare i luoghi, i tempi, i personaggi, i temi.

Nel racconto Andrej Románek, specializzato in psicologia clinica, viene inviato nella Boemia Centrale, nel cuore dell’Europa, dove presso lo sperduto villaggio di Hrad Orlu, sullo sperone di una montagna, tra fitti boschi, si trova un castello molto antico. È un luogo che col tempo si è caricato di molte leggende, di un’atmosfera cupa, spettrale, paurosa, ha fatto credere in presenze misteriose, inquietanti, diaboliche. Lo psicologo è stato mandato per controllare, assistere, curare sei criminali che si è deciso di detenere nel castello, di isolare in esso perché malati di mente e molto pericolosi. Si stanno facendo, dunque, dei lavori di ristrutturazione per creare le celle che dovranno ospitare i sei carcerati. Gli abitanti del villaggio non hanno approvato questa decisione perché temono che col movimento intorno al castello o al suo interno si possano risvegliare le anime di quei demoni dei quali tanto si è parlato e che col tempo si erano acquietate.

Arrivato sul posto lo psicologo prende alloggio nel castello. Dai primi brevi rapporti che intrattiene con gli operai che vi lavorano e la gente del villaggio viene a conoscenza di quanto si dice, si pensa, si teme riguardo al castello. Ma da uomo di scienza del ventesimo secolo non crede a tanto, considera leggende quelle storie, false credenze, superstizioni, tipiche di posti del genere. Il caso, però, lo porterà a scoprire, nascosta in una parete, una lunga lettera scritta alla fine del ‘600 e dal suo autore nascosta perché aveva temuto che fosse letta e fosse punito. Aveva scritto di essere stato un giudice inviato in quel posto per risolvere i problemi di malefici, stregonerie, presenze arcane, diaboliche, delle quali ormai ci si era convinti. Ma nonostante la sua permanenza fosse stata abbastanza lunga e la sua attenzione molto vigile non era riuscito a farcela sui misteri, sui misfatti che erano propri del posto e ad essi aveva dovuto arrendersi.

A lettura finita Románek era rimasto sorpreso ed aveva cominciato a dubitare della sua sicurezza e della sua scienza che fino a quel momento non gli avevano fatto prestare fede a quanto sentito circa i diavoli e le streghe del castello. Come il giudice allora anche lo psicologo adesso aveva finito col cedere, col riconoscere la forza del mistero.

Si conclude così il racconto e nelle ultime pagine si possono leggere le prime del romanzo che lo avrebbe seguito.

Molto chiaro nell’esposizione, Russell mostra di sapersi muovere con destrezza pure in situazioni difficili, complicate. Non lascia che si carichino, che diventino confuse. Narra di misteri ma con lucidità: da qui il successo, da quigli infiniti lettori.

Antonio Stanca