di Marcello Buttazzo –

Sto leggendo la raccolta di poesie “L’Altro Dire” di Donato Di Poce, pubblicata recentemente da Edizioni Helicon. Di Poce è un importante, rinomato e prolifico poeta italiano, critico d’arte, scrittore di poesismi, fotografo. Nei versi dedicati, in apertura di libro, a Camelo Bene s’intuisce che l’altro dire sia un liberarsi di sé, un uscire dalle proprie parole, uno scardinare le porte del proprio buio. La cifra portante e stilistica de “L’Altro Dire” è una vibrante e avviluppante umanità, che traspare vivida e radiante in ogni verso. Di Poce è poeta d’amore in senso classico, perché la sua anima è uno specchio chiaro di luce, di bellezza, di schiettezza. Ma è, soprattutto, poeta civile, che sa rendere visibili le persone “invisibili”, i diseredati, i clandestini, i disoccupati. L’artista creativo deve saper cogliere l’invisibile e le trame nascoste dell’esistente. “L’Altro Dire” invita al viaggio, invoglia a scandagliare le pieghe del conosciuto e dell’inconosciuto. Versi emozionanti e commoventi, come quelli dedicati ai profughi desolati, che annegano nel Mediterraneo, in un utero di mare talvolta inclemente, fra la fredda indifferenza dei potenti di turno. Migranti che noi società opulenta non sappiamo accogliere dignitosamente. Versi attualissimi, che evocano la degenerazione antropica d’un mondo bulimico, senza misura e senza senso del limite. Versi redatti per Francesco Saverio Dodaro, ricercatore di catartiche purezze, gran Visir dell’invisibile, esploratore di dune semantiche. Donato Di Poce è davvero un artista di CreAttività. Lui sa leggere a fondo il libro della vita, quella che scortica l’anima. Lui sa respirare il sangue degli ultimi e dei vinti. Sa abbracciare il mondo e l’Universo. La sua è poesia d’ampio respiro, è una poesia che sa piantare semi di visione futura, sa inventare la via dell’incanto. Di Poce sa traversare con coraggio il dolore, per mutuarlo in qualcosa d’altro, per mutarlo in sorgive aurore vitali, per far fiorire giardini di sole. Un grande poeta come Donato sa amare le piccole cose e i poeti imperfetti. “Ho imparato che a volte/ Anche i poeti imperfetti/ Scrivono cose perfette/”. I poeti imperfetti sono quelli che ci fanno scorgere un tramonto mai visto e ci insegnano a scrivere al buio. Un poeta imperfetto “saprà ascoltare nel dolore altrui il proprio dolore. E farne un sudario d’amore per l’umanità”. “L’Altro Dire” è fine poesia di pensiero, con una veste contegnosa di compartecipazione e di condivisione, un lampo che lumeggia intensamente questo tempo oscuro e incerto che quotidianamente viviamo. Tanti affettuosi auguri, caro Donato.                             
Vi segnalo dalla raccolta “L’Altro Dire” le seguenti due poesie di Donato Di Poce:

1)
Solo l’artista creativo
Ha la forza di distruggere la sua opera
Sacralizza l’azione e umanizza il gesto
Distrugge l’opera per auscultare
Le sue implosioni estetiche
L’artista creativo ascolta solo la sua visione interiore
E ne fa un imperativo estetico
Un nido di caos creativo
Perché la sua testa è un nido di visioni
Distrugge l’opera ma vede l’invisibile.

2)
Nelle tue ciotole di poesia
Le parole bevono baci di latte e d’inchiostro
In fondo alla ciotola restano solo avanzi
Di senso e di perché
E qualche briciola di vuoto
Per poeti inzuppati di umanità
In attesa di condividere alfabeti fatti di nulla
Che danno un senso alle vite
Affamate di visoni e indispensabili condivisioni.